Il termine “monitoraggio” (parola derivata dal latino monere = avvertire) viene usato nel linguaggio tecnico-scientifico per indicare la rilevazione nel tempo di una grandezza fisica o di un qualsiasi altro parametro numerico di natura ad esempio chimica, biologica o anche antropologica.
In campo meteorologico il monitoraggio riguarda soprattutto le principali grandezze fisiche che descrivono le condizioni atmosferiche come: temperatura, piovosità, pressione, umidità relativa, velocità del vento, ecc.
Monitorare implica dunque disporre prima di tutto di uno strumento in grado di fare delle misure e di un sistema di registrazione. Sino a non molto tempo fa l’unico sistema di registrazione era la trascrizione manuale su registri cartacei. Col tempo la tecnologia ha messo a disposizione dei sistemi di registrazione automatica sempre più sofisticati. Prima meccanici (con pennini scriventi su rulli di carta), poi elettronici analogici (ad esempio su nastri magnetici) e infine elettronici digitali, in cui le misurazioni sono trascritte in forma di stringhe di caratteri binari.
Oggi il monitoraggio dei principali parametri atmosferici è diventato una operazione alla portata di tutti e ha ormai costi molto contenuti. Questo non significa che sia una operazione semplice. Al contrario, l’elevata precisione degli strumenti elettronici richiede una elevata accortezza nella loro installazione affinché i dati raccolti siano attendibili e utilizzabili per analisi di carattere scientifico, qualunque esse siano.