ARCHIVIO STORICO DELLE TEMPERATURE DELL'ARIA IN GROTTA

Nella maggior parte dei casi, la misura è legata a un punto preciso della grotta e a una data (anche solo l’anno); a volte sono presenti anche informazioni più dettagliate, come l’orario, lo strumento usato o le condizioni esterne.

Per quanto non ci sia dati un limite temporale, l’interesse è per misure eseguite nel secolo passato.

Tuttavia, le misure più antiche e verificate iniziano negli anni Venti e Trenta del Novecento:

In Friuli-Venezia Giulia, nel Bus de la Lum nell’Altopiano del Cansiglio si ha una raccolta di temperature compiute nell’agosto del 1924 eseguita con un termometro a fionda  da Antonio Berani .

In Veneto, nella Spluga della Preta, alcune misure risalgono al 1927, con temperature attorno agli 5 °C come riportato nelle memorie dell’istituto italiano di speleologia nel volume dedicato all’operazione Corno d’Aquilio.

In Toscana, nella zona delle Alpi Apuane, alcune misure di temperatura di 8,6 e 8,9 °C risalgono al 1846 e riguardano l’Antro del Corchia, scoperto pochi anni prima come riportato nella relazione del 1847 da Simi. Sempre sul Monte Corchia, nella Buca dei Gracchi, a 1545 m di altitudine, la temperatura fu rilevata l’11 luglio 1929 (7,8 °C) e riportata da Marchetti nel 1932. L’anno dopo, nella Buca del Cacciatore, venne misurata una temperatura di 9,8 °C. Altre misure accurate riguardano l’Abisso Enrico Revel e le Tana che Urla.

Nel Lazio, nella Grotta di S. Luca, una rilevazione del 1928 pubblicata nel 1996 dal Gambari riporta una temperatura interna di 13 °C.

Negli anni successivi le misure diventano più frequenti: negli anni '40 e '50 si trovano dati per il Piemonte, l’Emilia-Romagna e la Campania; negli anni '70, anche per il Molise e la Liguria.

Cosa dicono questi dati

I valori di temperatura raccolti sono molto variabili, non solo da regione a regione ma anche all’interno della stessa grotta, in funzione della profondità, della presenza di acqua, della ventilazione o dell’esposizione.

Temperature “normali”

In molte grotte la temperatura rilevata si aggira tra i 10°C e i 13°C, valori coerenti con la temperatura media annuale della zona e con la profondità limitata dei punti di misura. Questi valori si trovano, ad esempio:

Nel Lazio, nella Grotta di Collepardo con una temperatura di12–13 °C nel 1928 (Gambari, 1996);

In Campania, nella Grava del Fumo di 5–7 °C tra ingresso e fondo (Vianello, 1962);

In Liguria, nelle cavità della zona di Triora (11–12 °C);

In Emilia-Romagna, nella Risorgente di Monte Rosso di 10–10,3 °C come riportato  nel 1988 (Catellani et al.).;

In Marche, nel Buco Cattivo di 11–13 °C, misure del 2006-2007 (Felici et al., 2007) .

In queste grotte la temperatura appare relativamente stabile e in linea con l’ambiente esterno, soprattutto nei tratti vicini all’ingresso.

Presenza di ghiaccio e anomalie termiche

In alcuni casi, invece, sono state rilevate temperature molto basse, spesso accompagnate da ghiaccio o condizioni microclimatiche particolari:

In Veneto, nella grotta Mercedeloch, nel 1995 sono stati rilevati valori compresi tra 0,8°C e 3°C, a profondità variabili tra 7 e 32 metri. È documentata la presenza di ghiaccio stabile in più punti (Baldo, 1997).

Sempre in Veneto, nella Hotroloch CA4, una misura del 1995 riporta 0,9°C con ghiaccio (Baldo, 1997).

In Campania, nella Grava del Fumo, ci sono indicazioni di ambienti molto freddi (5,2 °C all’ingresso, 7,2 °C a fondo grotta) in contesti morfologicamente profondi e scarsamente ventilati (Vianello, 1962).

Queste situazioni sono rare ma interessanti, perché documentano ambienti ipogei freddi che, in certi casi, potrebbero essere assimilabili a piccoli “conservatori naturali” di ghiaccio.

I dati che si stanno raccogliendo per il progetto UCC non hanno una valenza scientifica sistematica, ma costituiscono una testimonianza storica. In un’epoca in cui molte grotte sono oggetto di monitoraggio continuo con sensori digitali, questi appunti aiutano a ricostruire il passato.

Allo stesso tempo, questi dati aiutano a riconoscere la varietà del patrimonio carsico italiano, dove ogni grotta rappresenta un ambiente unico, con le sue specificità e la sua storia.

Ecco una selezione dei dati più curiosi estratti dal dataset storico delle misurazioni termiche in grotta. Questi casi rappresentano le situazioni più estreme, antiche o particolari finora registrate:

Misure più antiche per regione

Toscana: nel 1929, nella Buca dei Gracchi, viene misurata una temperatura di 7,8 °C alla base di un pozzo a 1545 m s.l.m. (Marchetti, 1932)

Lazio: nel 1928, la Grotta di S. Luca mostra una temperatura interna di 13 °C (Gambari, 1996).

Veneto: nel 1927, nella Spluga della Preta, si annotano valori attorno agli 11 °C (Troncon et al., 2011).

Campania: misure risalenti al 1962 nella Grava del Fumo (Vianello et al. 1862).

Emilia-Romagna: nel 1947 si registrano 10 °C nella Risorgente di Monte Rosso (Catellani et al., 1988).

Piemonte: dati a partire dal 1955 nelle grotte del massiccio dell’Armetta (Gruppo Speleologico Piemontese, 1970).

Liguria: misure tra il 1971 e il 1975 in grotte nei dintorni di Triora.

Molise: temperature tra 5 e 6 °C nel Pozzo della Neve nel 1973 (Pasqualini, 1972).

Marche: misure strumentali a partire dal 2003 nel Buco Cattivo (Felici et al., 2007)

Le grotte più fredde

Mercedeloch (Veneto): fino a 0,8 °C nel 1995, con presenza di ghiaccio stabile (Baldo, 1997).

Hotroloch CA4 (Veneto): 0,9 °C nello stesso anno, anch’essa con ghiaccio (Baldo 1997).

Pozzo della Neve (Molise): 5,0 °C nel 1973 a circa 1200 m di quota (Pasquini, 1972).

Le temperature più elevate

Grotta Punta Galera (Campania): 23,2 °C nel 1989, probabilmente legata a condizioni esterne estive e posizione superficiale (Muscio et al., 1989).

Grotta di Collepardo (Lazio): 13 °C già nel 1938 (Gambari, 1996).

Grotta della Ciapella (Liguria): 11 °C al fondo di un pozzo.

Buco Cattivo (Marche): 13,8 °C nel 2006 (misura strumentale).